CONTATTI - Ritratto Terapeutico

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Questi sono i miei contatti: per maggiori informazioni o per fissare un appuntamento, non esitate a contattarmi via e-mail, per telefono, via WhatsApp, su Instagram o compilando il modulo qui sotto, sarò ben felice di soddisfare tutte le vostre richieste e di chiarire ogni vostro dubbio.

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La mente si mette in posa, le emozioni no. #ritra

La mente si mette in posa, le emozioni no.

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Mani che stringono, nascondono, contengono, artigl

Mani che stringono, nascondono, contengono, artigliano, fanno stare zitti.

Il corpo ci parla e ci insegna a vivere meglio se impariamo a guardarlo e a renderci conto che il pensiero non basta, parlare non basta, la ragione non basta e che è necessario anche guardare per conoscersi e riconoscere il corpo, fare esperienza del corpo e aumentare la consapevolezza dell esperienza attraverso la sua immagine, il suo ritratto, come la realtà di un momento a cui ritornare per osservarci ed evolvere.

Vedere se stessi nell’esperienza ci rende più consapevoli di ciò che siamo e ci apre con stupore a nuovi scenari e possibilità di crescita.

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Più individuazione e meno confusione. Viviamo d

Più individuazione e meno confusione.

Viviamo da tempo in un mondo che ci bombarda con una moltitudine di stimoli e richieste che confondono. Si vorrebbe essere in un modo ma costrutti sociali, lavorativi, familiari, uniti a limiti personali e paura ci fanno essere qualcos’altro. La confusione emotiva crea contraddizioni che limitano libertà e autenticità sia nel corpo che nella mente.

Il ritratto in questo ci è di aiuto perchè ci mette in contatto visivo con il corpo e gli stati emotivi stimolando la CONOSCENZA di sé. Ci si sente insicuri e si crede di non potercela fare perchè in senso generale “non si sa”. Attraverso il ritratto è possibile fare esperienza di autoconoscenza e creare dei punti di riferimento emotivo/corporei utili a individuarsi per come si è, sia nelle cose che ci piacciono che in quelle che non ci piacciono. L’obbiettivo è integrare. Nulla del corpo, del carattere e della personalità viene discriminato, cancellato, escluso, respinto e non considerato valido. Come non viene esaltato, eccessivamente motivato o alterato. Aiuta a prendere confidenza con la realtà di essere una moltitudine di emozioni, idee su di sè, sul proprio corpo, sul proprio carattere, sul mondo e su cosa il mondo pensa di noi e noi di lui. Attraverso il ritratto è possibile “girare l’occhio” verso di se per vedere, guardare, osservare, sapere e conoscere se stessi a livelli sempre più profondi aumentando lo stato di benessere personale e relazionale.

Siamo in eterno movimento, un movimento che può essere integrato come realtà naturale che ci appartiene da sempre e che ci accompagnerà sempre. Godiamoci il viaggio.

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L’adolescenza è una fase di mutamento e trasfor

L’adolescenza è una fase di mutamento e trasformazione che disorienta con le sue trasformazioni fisiche e psicologiche. Il corpo cambia, le emozioni diventano più intense e si ridefiniscono i confini tra famigliari e gruppo dei pari.

In questo contesto la necessità di rispondere e corrispondere ai modelli proposti, soprattutto dalla virtualità, fa sentire i ragazzi deformi nel corpo e nei sentimenti rendendoli fragili i disorganizzati emotivamente.

La delicata e l’attenta autoesplorazione di sé attraverso le sessioni di ritratto pensate per l’adolescenza, aiutano giovani e giovanissimi a entrare in confidenza con un corpo e un’emotività ancora poco conosciuti e che necessitano di cura e amore per la costruzione di una vita adulta sana e appagante.

Info e prenotazioni ilenia.baldina@gmail.com

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Esiste un tempo per ribellarsi e un tempo per gode

Esiste un tempo per ribellarsi e un tempo per godere dei doni della ribellione.

La sindrome della brava bambina è un modello di comportamento accomodante che deriva da particolari modelli educativi che si ripercuotono in maniera importante anche in età adulta.

È un modello di comportamento che si basa sull’essere sempre conforme ai requisiti di affidabilità e perfezione nei contesti sociali, lavorativi e privati allo scopo di ottenere riconoscimento del proprio valore ed efficacia.

Tutto è a discapito dei propri bisogni, del benessere emotivo personale e del senso di autostima e realizzazione che vengono fortemente minati.

Ansia, senso di colpa, inadeguatezza, frustrazione accompagnano anche in età adulta cancellando desideri e autenticità sia emotiva che corporea.

In tal senso il farsi fotografare stimola a recuperare il rapporto profondo con l’immagine emotiva e corporea ormai dimenticato o mai sentito e a portare chiarezza su chi siamo e su quale vogliamo sia il nostro posto nel mondo. Un’esperienza autoesplorativa dove sperimentare in libertà l’immagine “vietata”, l’immagine che non si può essere. È un piccolo atto di ribellione, un rito di passaggio alla vita e al piacere di esistere.

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È scaricabile dal sito dell’istituto di Fototer

È scaricabile dal sito dell’istituto di Fototerapia Psicocorporea il secondo numero della rivista Photo & Mind. www.fototerapiapsicocorporea.com o da linktr.ee in Bio.

Oggi la fotografia può essere considerata a tutti gli effetti uno strumento rivoluzionario nella ricerca di sé e nella crescita personale. Scarica la rivista per leggere il contributo del collettivo dei fondatori e docenti dell’istituto ( Riccardo Musacchi, Alessandro Pesce, Farnaz Farahi, Francesco Bacci, Fabiola Fabbri, Paola Rampone, Fabio Marchetti, Roberto Vigasio ) e delle artiste ( Pamela Bresciani, Alessia Spina, Eleonora Pegorini, Federica Cerani, Ilenia Baldina )

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Foto realizzata durante una sessione di ritratto t

Foto realizzata durante una sessione di ritratto terapeutico psicocorporeo.

Info Ilenia.baldina@gmail.com

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Quello che sento è un segreto. Se mi chiedi di di

Quello che sento è un segreto. Se mi chiedi di dirtelo la vergogna mi copre la bocca. Se aspetti solo un po’ vedrai quella stessa vergogna coprimi anche gli occhi. È così che sparisco, è così che faccio sparire il mondo.

In foto @lauraeulogi durante la sua sessione di ritratto terapeutico psicocorporeo.

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Dove senti il tuo dolore? Qui … Corpo ed emoz

Dove senti il tuo dolore?
Qui …

Corpo ed emozioni.
Non si può sentire e riconoscere il dolore se non si è in contatto con il proprio corpo. Il dolore è nel corpo e senza corpo non si può sentire e se non si sente non si può “guarire” e gioire.

Gli eventi della vita ci hanno insegnato che “non sentire” le emozioni nel corpo ci ha permesso di arrivare fino ad oggi più o meno vivi anche se a discapito dell’ identità, del “chi sono io se non sento più?”

Farsi fotografare ci allena a questo, a riallacciare il contatto corpo emozioni, sensazioni e idee, con il sentire e sentirci con forza. Ci siamo e ci guardiamo con onestà e coraggio iniziando così la trasformazione di quel che eravamo per un qualche motivo, in quel che siamo per noi stessi, finalmente.

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Ogni corpo, ogni anima, ogni individuo ha il propr

Ogni corpo, ogni anima, ogni individuo ha il proprio particolare modo di aprirsi all’abbandono e al sentirsi degno di essere così com’è.

La fotografia, e lo stare davanti ad una macchina fotografica, insegnano che è necessario osare se quello che vogliamo veramente è andare oltre quello che pensiamo di essere. Osare con grazia l’impensabile di noi senza per questo aver paura di quello che potremmo diventare se ci concedessimo più amore e piacere per noi stessi.

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Percorso esperienziale di tre incontri dedicato al

Percorso esperienziale di tre incontri dedicato alla famiglia.

Realizzato in ambito domestico, questo percorso fotografico di RTP offre un punto di osservazione privilegiato sulla dinamica familiare perché è in grado di immortalare le interazioni, fisiche ed emotive, che avvengono tra gli individui che compongono il gruppo.

Questa caratteristica rende l’azione di fotografare uno “strumento” capace di indagare le qualità relazionali tra familiari.

Sul sito trovi altre info e il box prenotazioni.

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Il Ritratto come iniziazione al corpo, alle emozio

Il Ritratto come iniziazione al corpo, alle emozioni e alla autorealizzazione.

Praticati già nella preistoria, i riti iniziatici erano un importante momento di prova che l’individuo doveva sostenere sia sul piano corporeo che psicologico. I primi riti delle antiche tribù riguardavano l’iniziazione alla pubertà e alla maturità sessuale e rappresentavano una momento di educazione secondo il pensiero del tempo, oggi probabilmente discutibile, ma pur sempre parte della nostra eredità ancestrale.

Oggigiorno i riti di passaggio sono scomparsi e scarsa è la trasmissione di significato in quel che ne resta. In questa mancanza, il corpo, la mente e le emozioni, fluttuano in uno spazio indefinito dove è difficile capire come fiorire ed entrare nell’adultità anche quando si è adulti già da un pò. Le ingiunzioni alle quali si viene sottoposti fin dall’infanzia e le relative strategie di sopravvivenza bloccano la libera espressione e la realizzazione dell’innata vocazione di cui James Hillman parla nel suo libro “il codice dell’anima”. Con la teoria della ghianda, Hillman ci dice che siamo venuti al mondo con una vocazione innata, il Daimon a noi destinato. Per realizzare il nostro Daimon dobbiamo avere la sensibilità di sentirne la chiamata e, se l’insieme degli eventi, delle esperienze e gli incontri ce lo concederanno, riusciremo a compiere l’ autorealizzazione che Hillman intende come globalità perfettamente definita di quello che siamo, l’essenza.

Per fiorire il Daimon ha bisogno di iniziazioni generative fatte di esperienze, eventi e incontri in grado di svelarci il nostro senso. Iniziazione, oltre a inizio, significa “andare verso” e la fotografia su questo ha molto da dire, anzi, mostrare, perchè è proprio (e anche) attraverso la fotografia di ritratto che diventa realmente possibile andare verso e poi accedere all“immagine innata” (Hillman) che è anche immagine del nostro corpo visto come un “contenitore sacro” che ci permette di vivere, sentire, sognare e anche realizzare quando è armonicamente integrato con la mente, le emozioni e le idee.

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La paura ci rende opachi. Deboli, emotivamente in

La paura ci rende opachi.
Deboli, emotivamente indisposti. Molli, insicuri nelle gambe e nel cuore. Piccoli, ricurvi, contratti, schiacciati, ingorgati, rigidi, paralizzati. E ancora… grigi, angosciati, nervosi, arrabbiati, confusi, spezzettati.

La paura è un’emozione così potente da farci scomparire o cancellarci rendendoci incapaci di rispondere al richiamo della vita e del desiderio.

Non importa che non si possa fermare, importa invece che possa diventare un’occasione per conoscere se stessi e i propri limiti. La paura è un’emozione e come tutte le emozioni è sana quando è vissuta nella giusta misura.
Per questioni di reputazione siamo stati educati a reprimere e gestire le emozioni ( nelle situazioni estreme a sfogarle ) quando conoscerle e capirle, vedendole e sentendole nel corpo e nei sentimenti, aiuterebbe a fare chiarezza su quali sono i nostri bisogni ma anche i desideri che colorano la vita e ci rendono esseri creativi e gioiosi.

Farsi fotografare rimane ancora per molti un tabù e una fonte di paura, paura di sé e paura per sé, paura di esistere, e ancora troppo raramente è considerata una buona esperienza attraverso la quale rendersi conto di non essere del tutto spariti, di esserci ancora e di essere vivi.

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L’identità personale è così, un po’ si vede

L’identità personale è così, un po’ si vede e un po’ non si vede. Un po’ la mostriamo e un po’ la nascondiamo. Un po’ la vediamo noi e un po’ la vedono gli altri quando noi non la vediamo.

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Condivido con grande gioia il contribuito scritto

Condivido con grande gioia il contribuito scritto per il secondo numero della rivista dell’Istituto di @fototerapiapsicocorporea presentata durante l’apertura del 9° corso intensivo di fototerapia psicocorporea lo scorso 14 aprile a Bologna. Un riflessione personale sul piacere di esistere e sulla responsabilità della fotografia nell’evoluzione sociale a partire dal singolo.

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Viaggio nell’ autoritratto con @robertovigasio

Viaggio nell’ autoritratto con @robertovigasio

Qualche foto e video dal talk sul RITRATTO TERAPEU

Qualche foto e video dal talk sul RITRATTO TERAPEUTICO PSICOCORPOREO tenuto ieri al FOTO SHOW PADOVA organizzato da @2emmefoto che ringrazio per l’invito.

Ringrazio anche la Dott.ssa @cristinacaccaviello per il supporto nello sviluppo di questo progetto e il Dott. @musacchi_riccardo dell’istituto di @fototerapiapsicocorporea per la preziosa formazione.

L’interesse nei confronti di questo modo innovativo di usare la fotografia è tanto. Ringrazio tutte le persone che mi hanno ascoltata e dedicato così il loro tempo, non è scontato. Un incoraggiamento a continuare con ancora più entusiasmo e gioia.

Grazie.

www.ritrattoterapeutico.it

Quando si parla di benessere di corpo e mente si p

Quando si parla di benessere di corpo e mente si parla di qualcosa di molto personale anche quando si entra in relazione con il partner.

Nel percorso di ritratto terapeutico psicocorporeo di coppia, gli elementi caratteristici della relazione a due vengono combinati con gentilezza e rispetto per un’esperienza di crescita reciproca.
Il contatto fisico, visivo, emotivo, ma anche il contatto sensoriale più profondo e arcaico come il contatto olfattivo con il partner, amplificano le sensazioni, l’emotività, le immagini mentali e i pensieri personali e rendono l’esplorazione fotografica di sé ancora più profonda rispetto a l’esplorazione individuale.

Anche se è difficile da accettare, in quanto a nessuno piace mettersi in situazioni di vulnerabilità, per conoscersi profondamente c’è bisogno dell’altro, di un altro che sia separato da noi che si faccia medium esplorativo. Nel percorso individuale questo medium è il fotografo, nel percorso di coppia è il partner che ci mette in comunicazione con le dimensioni più profonde di noi stessi. E’ attraverso l’altro che inciampiamo nell’inaspettato della nostra personalità, nelle paure, spesso nella vergogna, cacciandoci in luoghi inediti della nostra dimensione emotiva e corporea. È in un gioco di reciproca fiducia e complicità con l’altro che nel percorso esperienziale di ritratto di coppia si concretizza la possibilità di sperimentare sensazioni di abbandono emotivo e di scioglimento delle tensioni del corpo che aprono a nuovi scenari personali e di coppia da scoprire guardandosi nei propri ritratti.

Guardarsi insegna a sentire, apre ad una sensibilità più sottile e ci rende più curiosi di noi stessi e del partner e la curiosità è, e rimane, l’antidepressivo naturale più efficace in circolazione.

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Ogni tanto tocca anche a me farmi fotografare da m

Ogni tanto tocca anche a me farmi fotografare da me stessa. Fa parte della “terapia” 🙂

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