PORTFOLIO - Ritratto Terapeutico

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ilenia.baldina

Il Ritratto come iniziazione al corpo, alle emozio

Il Ritratto come iniziazione al corpo, alle emozioni e alla autorealizzazione.

Praticati già nella preistoria, i riti iniziatici erano un importante momento di prova che l’individuo doveva sostenere sia sul piano corporeo che psicologico. I primi riti delle antiche tribù riguardavano l’iniziazione alla pubertà e alla maturità sessuale e rappresentavano una momento di educazione secondo il pensiero del tempo, oggi probabilmente discutibile, ma pur sempre parte della nostra eredità ancestrale.

Oggigiorno i riti di passaggio sono scomparsi e scarsa è la trasmissione di significato in quel che ne resta. In questa mancanza, il corpo, la mente e le emozioni, fluttuano in uno spazio indefinito dove è difficile capire come fiorire ed entrare nell’adultità anche quando si è adulti già da un pò. Le ingiunzioni alle quali si viene sottoposti fin dall’infanzia e le relative strategie di sopravvivenza bloccano la libera espressione e la realizzazione dell’innata vocazione di cui James Hillman parla nel suo libro “il codice dell’anima”. Con la teoria della ghianda, Hillman ci dice che siamo venuti al mondo con una vocazione innata, il Daimon a noi destinato. Per realizzare il nostro Daimon dobbiamo avere la sensibilità di sentirne la chiamata e, se l’insieme degli eventi, delle esperienze e gli incontri ce lo concederanno, riusciremo a compiere l’ autorealizzazione che Hillman intende come globalità perfettamente definita di quello che siamo, l’essenza.

Per fiorire il Daimon ha bisogno di iniziazioni generative fatte di esperienze, eventi e incontri in grado di svelarci il nostro senso. Iniziazione, oltre a inizio, significa “andare verso” e la fotografia su questo ha molto da dire, anzi, mostrare, perchè è proprio (e anche) attraverso la fotografia di ritratto che diventa realmente possibile andare verso e poi accedere all“immagine innata” (Hillman) che è anche immagine del nostro corpo visto come un “contenitore sacro” che ci permette di vivere, sentire, sognare e anche realizzare quando è armonicamente integrato con la mente, le emozioni e le idee.

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La paura ci rende opachi. Deboli, emotivamente in

La paura ci rende opachi.
Deboli, emotivamente indisposti. Molli, insicuri nelle gambe e nel cuore. Piccoli, ricurvi, contratti, schiacciati, ingorgati, rigidi, paralizzati. E ancora… grigi, angosciati, nervosi, arrabbiati, confusi, spezzettati.

La paura è un’emozione così potente da farci scomparire o cancellarci rendendoci incapaci di rispondere al richiamo della vita e del desiderio.

Non importa che non si possa fermare, importa invece che possa diventare un’occasione per conoscere se stessi e i propri limiti. La paura è un’emozione e come tutte le emozioni è sana quando è vissuta nella giusta misura.
Per questioni di reputazione siamo stati educati a reprimere e gestire le emozioni ( nelle situazioni estreme a sfogarle ) quando conoscerle e capirle, vedendole e sentendole nel corpo e nei sentimenti, aiuterebbe a fare chiarezza su quali sono i nostri bisogni ma anche i desideri che colorano la vita e ci rendono esseri creativi e gioiosi.

Farsi fotografare rimane ancora per molti un tabù e una fonte di paura, paura di sé e paura per sé, paura di esistere, e ancora troppo raramente è considerata una buona esperienza attraverso la quale rendersi conto di non essere del tutto spariti, di esserci ancora e di essere vivi.

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L’identità personale è così, un po’ si vede

L’identità personale è così, un po’ si vede e un po’ non si vede. Un po’ la mostriamo e un po’ la nascondiamo. Un po’ la vediamo noi e un po’ la vedono gli altri quando noi non la vediamo.

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Condivido con grande gioia il contribuito scritto

Condivido con grande gioia il contribuito scritto per il secondo numero della rivista dell’Istituto di @fototerapiapsicocorporea presentata durante l’apertura del 9° corso intensivo di fototerapia psicocorporea lo scorso 14 aprile a Bologna. Un riflessione personale sul piacere di esistere e sulla responsabilità della fotografia nell’evoluzione sociale a partire dal singolo.

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Qualche foto e video dal talk sul RITRATTO TERAPEU

Qualche foto e video dal talk sul RITRATTO TERAPEUTICO PSICOCORPOREO tenuto ieri al FOTO SHOW PADOVA organizzato da @2emmefoto che ringrazio per l’invito.

Ringrazio anche la Dott.ssa @cristinacaccaviello per il supporto nello sviluppo di questo progetto e il Dott. @musacchi_riccardo dell’istituto di @fototerapiapsicocorporea per la preziosa formazione.

L’interesse nei confronti di questo modo innovativo di usare la fotografia è tanto. Ringrazio tutte le persone che mi hanno ascoltata e dedicato così il loro tempo, non è scontato. Un incoraggiamento a continuare con ancora più entusiasmo e gioia.

Grazie.

www.ritrattoterapeutico.it

Quando si parla di benessere di corpo e mente si p

Quando si parla di benessere di corpo e mente si parla di qualcosa di molto personale anche quando si entra in relazione con il partner.

Nel percorso di ritratto terapeutico psicocorporeo di coppia, gli elementi caratteristici della relazione a due vengono combinati con gentilezza e rispetto per un’esperienza di crescita reciproca.
Il contatto fisico, visivo, emotivo, ma anche il contatto sensoriale più profondo e arcaico come il contatto olfattivo con il partner, amplificano le sensazioni, l’emotività, le immagini mentali e i pensieri personali e rendono l’esplorazione fotografica di sé ancora più profonda rispetto a l’esplorazione individuale.

Anche se è difficile da accettare, in quanto a nessuno piace mettersi in situazioni di vulnerabilità, per conoscersi profondamente c’è bisogno dell’altro, di un altro che sia separato da noi che si faccia medium esplorativo. Nel percorso individuale questo medium è il fotografo, nel percorso di coppia è il partner che ci mette in comunicazione con le dimensioni più profonde di noi stessi. E’ attraverso l’altro che inciampiamo nell’inaspettato della nostra personalità, nelle paure, spesso nella vergogna, cacciandoci in luoghi inediti della nostra dimensione emotiva e corporea. È in un gioco di reciproca fiducia e complicità con l’altro che nel percorso esperienziale di ritratto di coppia si concretizza la possibilità di sperimentare sensazioni di abbandono emotivo e di scioglimento delle tensioni del corpo che aprono a nuovi scenari personali e di coppia da scoprire guardandosi nei propri ritratti.

Guardarsi insegna a sentire, apre ad una sensibilità più sottile e ci rende più curiosi di noi stessi e del partner e la curiosità è, e rimane, l’antidepressivo naturale più efficace in circolazione.

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Ogni tanto tocca anche a me farmi fotografare da m

Ogni tanto tocca anche a me farmi fotografare da me stessa. Fa parte della “terapia” 🙂

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Oggi si parla di immagine corporea, autostima e fo

Oggi si parla di immagine corporea, autostima e fotografia assieme alla Dr.ssa @cristinacaccaviello

“DESIDERIO, RICONOSCIMENTO, AFFETTO PER SÉ”

“DESIDERIO, RICONOSCIMENTO, AFFETTO PER SÉ”

Le parole e i pensieri che affiorano, ma anche i sogni che si fanno nelle ore immediatamente successive ad un servizio di ritratto terapeutico psicocorporeo, sono parte integrante del percorso esperienziale.

Guidano nella autocreazione di nuova immagine di sé che non è un’immagine inventata ma un impasto di vissuti veri e nuovi significati.

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Siamo corpi e anime prepensati da altri, da qualcu

Siamo corpi e anime prepensati da altri, da qualcuno che preforma la nostra identità con la propria stabilendone in maniera coatta senso e rappresentazione. Siamo anima e corpo prigionieri di un racconto, storie di uomini, donne e famiglie che non siamo noi. Storie lontane che ci rendono opachi ed intorpiditi oggi, mai visti da noi stessi o, nel migliore dei casi, da noi stessi malvisti…visti male.

Questo è il poco simpatico mostro con il quale abbiamo fatto a pugni nello shooting di oggi. Vecchie brutte storie da sostituire con nuove belle storie da vivere nel corpo e nell’anima.

La foto è volutamente censurata al fine di proteggere la privacy del soggetto.

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“Sono uno spiritofiore ripiantato in una nuova g

“Sono uno spiritofiore ripiantato in una nuova giara di carne e ossa. ”

Jean Paul Malfatti

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QUALE FOTO DI TE VORRESTI ESSERE? Questa è la d

QUALE FOTO DI TE VORRESTI ESSERE?

Questa è la domanda che faccio sempre a chi viene a farsi fotografare sfogliando lo scattato a fine set.

È una domanda che si rivela spesso spiazzante. Si inizia il set parlando di come non si riesca ad essere quel che si vuole essere e si finisce per scegliere quel che si vuole essere tra le proprie stesse immagini, di noi, che non riusciamo ad essere noi.

“Scelgo questa!” apre uno spazio di silenzio e di stupore, si scopre di essere già quel che si cerca ma non ci è possibile vederlo perché rimaniamo, coscienti o meno e a volte per sempre, nascosti dietro una falsa idea di noi. Una fantasia.

L’idea non si cambia con un’altra idea ma con un’azione, un’esperienza. L’azione/esperienza del ritratto è quella di accompagnarci ad incontrare noi stessi, di presentarci a quell’immagine sconosciuta ma pur sempre nostra e scoprirla magari migliore di quel che si crede.

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Le parole di Marco Ferrini (filosofo, ricercatore

Le parole di Marco Ferrini (filosofo, ricercatore e guida spirituale) che vi metto qui oggi, parlano di quanto sia importante maneggiare con cura le immagini mentali generate dal nostro personale registro sensoriale.

È un’attività molto importante che coinvolge anche la creazione della nostra immagine psichica e fisica, cioè chi siamo, un’immagine fondamentale nella realizzazione della realtà personale.

Le immagini accadono e ricadono positivamente o negativamente nella psiche e nel corpo.
Quando accadono “buone”, liberano energia e intenzioni che ci ispirano nell’ essere e nel fare, nella creatività e nella vitalità, nell’aprirci al mondo e alle relazioni.

Come dice Ferrini, costruire immagini fruttuose è un’arte, l’arte di aprire un dialogo interiore capace di discernere e di creare le immagini di una realtà emotiva e poi corporea soddisfacente e non un mondo fantastico (bello o brutto che sia) dentro il quale rifugiarsi.

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Eccomi! Prima proposta di percorso esperienziale c

Eccomi! Prima proposta di percorso esperienziale con il RITRATTO TERAPEUTICO PSICOCORPOREO.

Quando si parla di benessere di corpo e mente si parla di qualcosa di molto personale.
Si parte dunque a sensibilizzare dal singolo con il PERCORSO ESPERIENZIALE INDIVIDUALE.

È un percorso esperienziale di tre incontri che accompagna il soggetto ad autoesplorare la propria immagine corporea, ossia quell’immagine del corpo che ogni individuo costruisce sulla base delle proprie percezioni, emozioni e idee. Un’immagine spesso distorta che provoca disequilibrio sia sul piano fisico che emotivo e relative impossibilità.

L’intento del percorso è quello di far acquisire al soggetto una maggiore consapevolezza della propria personalità e carattere per rivalutare l’idea di sé in senso positivo. Le tematiche sperimentate durante il percorso fotografico di RTP sono differenti in quanto ogni individuo si differenzia da un altro sulla base delle proprie peculiarità emotivo/caratteriali che vanno espresse in un percorso personalizzato.

I Benefici di questa pratica fotografica sono numerosi. Farsi ritrarre con senso terapeutico da modo di esplorare diverse aree emotive e le fotografie restano degli “indicatori di stato”. Se riguardate nel tempo, possono ricordare quali sono gli errori emotivi da evitare. Diventano dunque propedeutiche ad una autoeducazione emotiva o ad entrare in luoghi inesplorati di sé anche con il supporto e la presenza di uno psicoterapeuta.

Il Servizio Fotografico di Ritratto Terapeutico Psicocorporeo NON è un intervento di psicoterapia ma è da intendersi in senso più ampio e non letterale come educazione emotiva al benessere della persona, della coppia e della famiglia.

Sul carosello alcuni esempi.

info e prenotazioni in DM o su ilenia.baldina@gmail.com

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Oddio…cosa mi metto? Niente ovviamente! Fin da

Oddio…cosa mi metto? Niente ovviamente!

Fin dalla preistoria l’abbigliamento, oltre che per proteggersi, veniva utilizzato come segno di appartenenza e status symbol suggerendo ceto sociale e potere. Ogni tribù si distingueva per abbigliamento, accessori e ornamenti che, oltre a coprire e abbellire, avevano la funzione di proteggere psiche e corpo dalle forze invisibili.

Oggigiorno il desiderio di farsi fotografare rimane ancora molto legato all’esigenza di apparire e al pensarci come qualcun’altro. La globalizzazione sta rendendo tutto decisamente omogeneo ma la definizione di sé attraverso l’abbigliamento ( e non l’essenza ) è ancora molto pregnante e ancora ci protegge da temibili forze che oggi potremmo chiamare gli spiriti della vergogna e dell’ inadeguatezza con conseguente fuga o contrazione del corpo.

Nel ritratto terapeutico quel che basta ( e a volte è anche troppo) è il corpo. Spesso ci si confonde anche a parlarne, si dice che abbiamo un corpo ma non è proprio così. Siamo il corpo.

Coprirlo e travestirlo, facendo lo stesso con l’anima, complica l’atto di autoesplorazione interiore attraverso il ritratto di sé. La questione qui non è mascherarsi ma smascherarsi, non è come apparire per raccontarsi un’altra storia di sé ma essere presenti a se stessi. È quando impariamo ad esserlo che non sentiamo più il bisogno di strutture aggiuntive con le quali proteggerci dalla nostra storia personale e andiamo (più) sicuri per il mondo. In foto questo si vede e la fatica di stare lascia il posto al piacere di esistere e vivere. Ci si rilassa, finalmente.

Questo non significa che un ritratto terapeutico “curi” efficacemente se è un ritratto di nudo o seminudo ma che si può cominciare a porsi in modo nuovo con se stessi senza dare per scontato che debba funzionare tutto come sempre: oddio…cosa mi metto?

#ritrattofotografico #ritrattoterapeuticopsicocorporeo

Direi che si ci siamo, il sito è quasi pronto e n

Direi che si ci siamo, il sito è quasi pronto e nei prossimi giorni inizierò a presentare anche qui i percorsi esperienziali di ritratto terapeutico psicocorporeo.

Questo profilo sta piano piano evolvendo e prendendo un’altra forma. Ringrazio tutti quelli che sono qui da tempo e vorranno restare nonostante il cambiamento di tema.

Ringrazio anche chi vorrà sostenermi in questo progetto che amo alla follia condividendo i post, lasciando commenti o facendo sapere ad altri che ci si può prendere cura di sé anche con la fotografia e che è pazzesco.
Ve lo garantisco 🙂

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Il mondo è alla deriva e non è una novità! Più

Il mondo è alla deriva e non è una novità! Più va avanti sulla linea del tempo più sembra tornare indietro straziato dall’ ipocrisia, dalla noncuranza e mancanza d’amore, dall’avarizia, dal disordine, dalla guerra, dalla morte.
Questo stesso mondo, che ci costringe a metterci le mani sugli occhi per non vedere, è il mondo che c’è dentro ognuno di noi.

Qualcuno mi disse: “dentro ad ognuno di noi c’è tutto quel che serve per essere un ass4ssino o un santo.” È dunque una questione di scelte? A dire il vero oggi non lo so. Certe forze viaggiano così nascoste nel sottobosco dell’anima che è difficile dire a chi dare la colpa. Alcune forze sono da sempre buone come quelle che ci fanno muovere per portare le buste della spesa ad una vecchia signora, altre invece sono meno buone come un dispetto o una brutta parola per il vicino di casa. Sembrano fesserie se paragonate alla disgrazia del mondo ma è così che si comincia, con piccole sofferenze agite. Si comincia con il dolore di una ferita emotiva che accompagna l’uomo dagli albori e che ha lasciato sulle nostre spalle un pesante fardello ancestrale. La nascita di per se è la prima ferità che ognuno porta più o meno bene in giro per il mondo.

Dunque cosa si può fare per questo mondo? La risposta ha spesso il suono del silenzio e non ci resta che cercare quella ferita che minaccia di infestare di ulteriore odio il mondo.

Esistono molte corde alle quali aggrapparsi per scendere a cercare la ferita. Certo, non si può chiedere a nessuno di scendere nel nostro abisso personale con noi ma esistono persone, situazioni ed esperienza che possono indicarci la finestra alla quale affacciarsi per vedere chi vive dentro di noi per avvicinarlo, accoglierlo e prendercene cura.

È dunque pressoché inutile farsi triste meraviglia del mondo, di bambini che muoiono di fame o di bombe, fin quando non si è guardato profondamente dentro di sé, dove tutto il mondo prende forma e dove tutti siamo responsabili. Quel che vediamo a volte non sembra affare nostro ma non è proprio così.

#ilmondo

I TIMIDI DICONO: FARSI FOTOGRAFARE NON È AFFAR PE

I TIMIDI DICONO: FARSI FOTOGRAFARE NON È AFFAR PER TIMIDI.

Timidezza e introversione sono veri e propri tratti della personalità riconoscibili già nella prima infanzia e che restano stabili tutta la vita caratterizzando un individuo dall’elevata percezione emotiva. Timidi e introversi vengono tramortiti dalla società fast and furious indelicata. La società del tutto fuori e subito, e del “stai calmo che c’è posto per tutti” se riesci ad avere una personalità diversa per ogni giorno della settimana. Si sentono spesso abusati, violentati, derisi e mortificati dal mondo ma dispongono di uno spazio profondamente puro, inviolato, innocente e anche un po’ confuso.

Per il timido e l’introverso farsi fotografare rappresenta una vera e propria intrusione che lo spinge anche a scimmiottare se stesso pur di sfuggire al giudizio e l’impaccio che ciò ne procura.

La corretta lettura dell’atteggiamento corporeo e del dialogo durante il set di ritratto terapeutico psicocorporeo, incoraggia questi soggetti ad autoregolare la propria cascata emotiva acconsentendo a farsi accompagnare delicatamente verso la fascinazione di sé, dell’ immagine del proprio corpo, del proprio carattere sensibile e complesso, liberando un’energia tale da convertire il disagio percepito in una relazione più confortevole con il mondo rivalutando se stessi positivamente.

Il ritratto evolutivo del timido non è un “salto nel vuoto”, spesso proposto come panacea dei sui mali, ma piuttosto una passeggiata lenta in un paesaggio interiore affascinante, magnetico, leggero e allo stesso tempo struggente di cui il timido conosce poco ma che è il suo e che può imparare a goderne.

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Per far uscire l’anima devi agitare il corpo #

Per far uscire l’anima devi agitare il corpo

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